Aston Martin Svelati i piani per i futuri modelli

Programmi ambiziosi quelli dell’Aston Martin: sette nuovi modelli nei prossimi sette anni, uno via l’altro, a cominciare dall’ormai imminente DB11, “la macchina più importante di sempre”, per la Casa di Gaydon, s’intende. Per almeno due ragioni, ha spiegato Andy Palmer, il numero uno dell’Aston Martin arrivato nel Chiantishire, dalle parti di Colle Val d’Elsa (SI), per il lancio stampa della nuova granturismo: “Perché è tutta inedita: piattaforma, meccanica, elettronica. E perché è la capostipite di una nuova generazione di Aston”.

Valanga di novità. Settecento milioni di sterline, poco meno di 850 milioni di euro, è l’investimento iniziale necessario per portare avanti lo sviluppo dei primi modelli dopo la DB11: la nuova Vantage, la successiva generazione della Vanquish (entrambe in versione coupé e roadster, come la DB11) e la DBX, l’attesa crossover di lusso destinata a popolare le wishlist degli happy few. La cifra, in sé, non basterebbe (e forse non basterà), se non fosse che tutte le Aston che verranno da qui al 2022 si baseranno su una piattaforma tecnica condivisa, sugli stessi sistemi di gestione e almeno in parte sulla stessa meccanica: il V12 biturbo di 5.2 litri e il V8 biturbo di 4.0 litri handbuilt in Affalterbach (l’AMG, sarebbe). I modelli successivi, nei piani di Palmer, saranno finanziati con i profitti dei primi.

Mai diesel. Della DBX si sa ancora poco: quello che è trapelato è che avrà “le proporzioni più della Cayenne che della Bentayga” e che sarà bellissima: “Quando la facciamo vedere, tutti applaudono” ci ha confidato il responsabile del design, Marek Reichman, anch’egli in Toscana per spiegare ai giornalisti le proporzioni auree della DB11, disegnata seguendo la regola dei terzi. Di sicuro, giurano i portavoce di Gaydon, non ci sarà una variante diesel: “Ormai non li vuole più nessuno” sostengono, soprattutto negli USA. Casomai, ammettono come se fosse un segreto, potrebbe arrivare una variante ibrida.

La RapidE silenziosa. D’altra parte, anche l’Aston Martin è alle prese con il problema della media delle emissioni di CO2. La soluzione, l’ha confermato lo stesso Palmer, si chiama RapidE EV, una variante “full electric” a emissioni zero dell’esclusiva quattro porte inglese. Così, si giustifica il manager, possiamo continuare a produrre sportive con i V12 e i V8 a benzina. Evviva.

Da Collalto (SI), Carlo Di Giusto